lisasimpson.jpgLa SIAE è una vergogna nazionale. Lo dico e lo sottoscrivo. E non perchè sia contrario a priori al concetto di diritto d’autore, che anzi sostengo e ritengo fondamentale. Ma perchè credo fermamente che le modalità di funzionamento della “Società Italiana Autori ed Editori” siano assolutamente inadeguate a quelle che sono le realtà odierne in tema di right management. Quello che è successo in questi giorni a Galavotti è solo l’ultimo esempio di quanto a volte si possa essere beceri nell’applicazione pedissequa del diritto e delle regole. E non perchè io ritenga almeno un po’ strano che oggi copiare un DVD sia penalmente più rilevante che non passare sopra ad un pedone sulle strisce, ma perchè tali regole sono state applicate ad un sito evidentemente dedicato all’istruzione. E sono ormai moltissimi i paesi civili che sono in grado di comprendere le differenze tra l’uso di materiale protetto da copyright a fini di lucro (o di profitto, vabbè) e l’uso di tale materiale a fini didattici. La nostra beneamata SIAE, evidentemente, non è in grado di farlo, o non vuole, o non le importa nulla. Ma tant’è.

L’uso di materiale protetto da copyright a fini didattici negli Stati Uniti si chiama Fair Use ed in molti paesi anglosassoni o di cultura anglosassone (Inghilterra, ma anche Canada, Australia, Nuova Zelanda, ecc…) si chiama Fair Dealing.

Il concetto è semplicissimo: chi vuole utilizzare materiale protetto da copyright in un contesto didattico può farlo, purchè l’obiettivo di tale utilizzo sia effettivamente quello di svolgere attività didattica. Tale approccio nasce focalizzato sulla didattica d’aula, ma sono diverse le interpretazioni che lo estendono alla didattica on-line. E comunque, prima ancora delle leggi dovrebbe bastare il buonsenso. Buonsenso che – evidentemente – alla SIAE è mancato e continua a mancare.

Meditiamo gente, meditiamo…

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