mano.jpgNon passa giorno, ormai, nel quale non si parli dell’ennesimo filmato rubato con un cellulare in una scuola, piscina, palestra, chiesa, falegnameria, asl, e chi più ne ha più ne metta. Non più tardi di ieri su tutti i giornali si parlava dell’episodio di Lecce, che è soltanto l’ultimo di una lunga, lunghissima serie. Si è partiti con l’increscioso video sul ragazzo down, per passare ad altre scene di varia umanità che – chissà perchè – sono quasi sempre inquetantemente ambientate nelle nostre scuole.

Ma non è sull’infimo livello culturale degli attori di tali show che voglio riflettere, quanto piuttosto su uno strano meccanismo di comunicazione che – a valle di tali show – si scatena.

Vediamo che succede:

  • Delle piccole bestie a due zampe se la prendono con un ragazzo down in una scuola. Il filmato viene ripreso con il cellulare ed inviato su YouTube.
  • Una maestra si abbandona in effusioni con gli studenti e viene ripresa con il cellulare. Il filmato viene fatto girare on-line.
  • Gruppi interi di minorenni si danno alla pazza gioia in modo vagamente illegale e si riprendono con il cellulare. Il filmato viene inviato via MMS.

Quindi, riassumento, abbiamo: ragazzi down picchiati, episodi di sesso in aula, effusioni tra maestre e studenti. Tanto per citare i casi più noti.

Come risolviamo il problema? Semplice! Vietiamo l’uso del cellulare a scuola!! (questa sembra la soluzione che stanno adottando molte scuole).

Eh si, perchè qui il problema non è comportamento dei nostri sempre più scellerati ragazzi o dei loro sempre più scellerati insegnanti, quando il fatto che tale comportamento, grazie al cellulare, possa essere reso noto e divulgato.

Come dire che se qualcuno viene sorpreso e filmato mentre ruba, la soluzione non è denunciarlo, ma eliminare la videocamera che l’ha ripreso. E tutti a parlare di privacy, di diritti, di tutela.

Ma possibile che nessuno rifletta rendendosi conto che il fatto che tali episodi siano stati ripresi e divulgati ha consentito che siano venuti alla luce? Quanti sono i piccoli soprusi quotidiani che rimangono celati agli occhi del mondo – e quindi impuniti – sui quali mai si farà giustizia? Qualcuno pensa forse che se non ci fosse stato il cellulare le violenze sul ragazzo down non avrebbero avuto luogo? Ora, è evidente che non è pensabile che in barba alla privacy ed alle più elementari norme del Diritto chiunque possa divulgare senza colpo ferire fatti, immagini e scene con enorme facilità. Ma non è pensabile che si provi a scaricar la colpa su uno strumento che – per di più – è lo strumento che è stato utilizzato per divulgare i fatti! L’inquetante sospetto è che l’importante non sia risolvere i problemi, ma assicurarsi che nessuno li veda.

Ci sono delle dinamiche, nella comunicazione, che mi sfuggono, evidentemente.

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