Su ePolis di oggi ho pubblicato – nei soliti 1.500 caratteri – una sintesi del mio modo di vedere le cose sulla vicenda dell’Internet Tax. Voi come la vedete?

Una vera levata di scudi ha caratterizzato i blog italiani nei giorni scorsi. Tutti contro il Disegno di Legge Levi per la riforma dell’editoria. Al centro delle polemiche l’idea di rendere obbligatoria l’iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione per qualsiasi “attività editoriale”, includendovi quindi anche siti internet e blog. La reazione dei blogger – dopo l’allarme dato dal sito Civile.it – è stata immediata e ferma: no ad una legge liberticida. Quale sarà il finale di questa storia ce lo potrà dire solo il tempo; per il momento però sono due le considerazioni da fare. La prima: la reazione a quella che è stata impropriamente definita “internet tax” rappresenta un interessante esempio di coinvolgimento dei cittadini alla vita democratica reso possibile dalle tecnologie. Senza la protesta dei blogger il Ddl sarebbe probabilmente passato totalmente inosservato. La seconda: le reazioni scomposte del nostro Governo. Gentiloni che ammette candidamente di aver firmato il Ddl senza averlo letto con attenzione, Pecoraio Scanio che si discolpa dicendo che non era presente al Consiglio dei Ministri nel quale è stato discusso. Di Pietro che dice che non ne sapeva nulla perché non è stato proprio discusso. E tutti, naturalmente, che si dissociano da tutti prendendosela con tutti. Il tutto con riferimento ad una proposta che – se fosse passata nei termini paventati – sarebbe stata democraticamente folle e tecnicamente pressoché inapplicabile.

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