Non so se l’idea di Officina Réclame sia buona o no. Non so se il tono delle risposte al loro annuncio su FriendFeed sia frutto di una scelta (quale poi? Suvvia…) o un banale errore di strategia. Non so se sia vero che “bene o male, purchè se ne parli“. Forse, appena partita la vicenda, non condividevo del tutto nemmeno il livore di alcune critiche fatte all’iniziativa.

Una iniziativa che ritengo comunque sintomatica di un tempo in cui la spettacolarizzazione della vita, del lavoro, dei problemi della nostra società, è ormai una tendenza diffusa con la quale fare i conti.

A farvi i conti, purtroppo, sono i giovani che cercano di entrare – a volte con disperazione – nel mondo del lavoro. E ad accoglierli trovano chi li tratta, nel difficile approdo alla vita professionale, come farebbe con un tronista di Maria De Filippi. Con la differenza che televisione e realtà sono (ancora) due cose ben diverse.

L’unica cosa che so con certezza è che non riesco a levarmi di dosso la sensazione che se mia sorella, o un mio studente, dovesse finire a lavorare da loro, la cosa non mi piacerebbe affatto.