Oggi, proprio in questo momento per la precisione, sarei dovuto essere con altri amici a Modena, per parlare del futuro digitale del notro Paese. Il problema è che da alcuni giorni una fortissima labirintite (forse) non mi consente di muovermi, e quindi arrivare a Modena sarebbe stato complicato. Che problema c’è, ha prontamente detto Nicola Ballotta, organizzatore del convegno: usiamo Skype!

Grato a Nicola per la disponibilità mi son rasserenato ed ora, in giacca e cravatta (perchè va bene la videoconferenza, ma un minimo di forma va rispettata) sono qui davanti al mio computer che rimugino sulla nostra Italia Digitale. Quell’Italia che, nei fatti, spesso non c’è.

Eh si, perchè di Digitale possiamo parlarne, possiamo metterlo in Agenda, ma quanto ad averlo nelle nostre case e nei nostri uffici…

Perchè queste cose le sto scrivendo nel mio blog e non le sto dicendo in videoconferenza? Semplice: perchè – come spesso succede – qualcosa è andato storto. Più di qualcosa, a dire il vero.

Lasciate che vi racconti cosa non ha funzionato, in questa Italia davvero poco digitale…

Per cominciare, parliamo di Digital Divide. Quel digital divide che ha fatto si che io stamane, per garantire una qualità video migliore, abbia pensato di non accontentarmi della mia connessione e sia andato in ufficio. Cos’ha la mia connessione che non va? Semplice, è una connessione Hyperlan, unica tecnologia che miracolosamente arriva a casa mia, che si trova a ben 500 metri dall’ultimo concentratore della Telecom, che però è saturo. Per carità, non si sputa nel piatto dove si mangia (o dove ci si collega), ma preferivo collegarmi da una postazione più “stabile” di quanto non sia la mia rete.

Sono quindi andato nell’ufficio di un amico, vicino casa. Dove però, chissà perchè, il computer ha rifiutato cordialmente di collegarsi  alla LAN. Il perchè è un aureo mistero, ma ci consentirebbe di parlare di complessità. Resta il fatto che andavo di fretta, quindi piuttosto che perder tempo a capire il problema son tornato a casa, dove accolto dalla mia rete che mi ha guardato con sdegno, mi son finalmente collegato (della serie, chi va piano, va sano e va lontano).

E qui finiscono le mie peripezie, ma iniziano quelle del povero Nicola. Il quale, come prima cosa, ha tentato di collegarsi con Skype, come d’altro canto aveva già fatto il giorno prima dalla stessa sala. Anche in questo caso, un misterioso motivo ha fatto si che Skype decidesse di rendersi temporaneamente indisponibile. Uno spunto che ci consentirebbe di parlare di affidabilità, ma che per ora ci ha fatto soltanto deprimere ulteriormente.

Mi è venuto in mente che avremmo potuto provare con il sistema di videoconferenza della mia Università, sul quale ho un account per i miei corsi in teledidattica. Ottimo! Trovata la soluzione! In pochissimi minuti ho configurato una “stanza” ed inviato le credenziali a Nicola. Il quale, naturalmente, non è riuscito a collegarsi. Non c’è riuscito perchè la rete dalla quale sono collegati (dalla sede della Camera di Commercio) è talmente blindata da filtrare il povero Adobe Connect. Le prime parole che mi son venute in mente sono irriferibili. Le altre sono flessibilità, disponibilità, fiducia.

Non avevo preparato un intervento, ma quello che è successo stamattina me l’ha fatto venire in mente. Non può esistere una Italia davvero digitale se non si realizzano davvero le infrastrutture, se i sistemi d’accesso sono troppo complessi e a volte inaffidabili, se le piattaforme di servizio non sono facilmente disponibili, e sufficientemente flessibili. Insomma, non basta la buona volontà per fare davvero una Italia Digitale, servono azioni concrete.

Update: pare che Nicola sia riuscito a far partire Skype… forse queste cose ve le dico anche a voce…

Update 2: ci siamo riusciti. Alla fine Skype ha retto dall’inizio alla fine. E il convegno, come sempre quando sono a Modena (realmente o virtualmente), dal mio punto di vista è andato benissimo. Raramente ho visto (ed è ormai la terza volta) platee interessate ed interessanti come quelle modenesi…