Lunedì scorso ho avuto il piacere di essere selezionato tra i partecipanti al primo Vatican Blogger Meeting. Ero tra i pochi titolari di blog non specificatamente dedicati a tematiche religiose. Tra gli altri: Alessandro Gilioli, Luca Sofri e Alessio Jacona, tanto per citare alcuni amici. Prima considerazione: la nostra stessa presenza all’incontro dimostra come esso non fosse dedicato ai soli blog cattolici, ma al mondo dei blog in senso lato.

L’incontro doveva essere aperto dal Cardinale Ravasi ma è stato introdotto altrettanto efficacemente dall’Arcivescovo Celli, che ne ha subito inquadrato la dimensione quale momento di “dialogo rispettoso” tra la Chiesa ed il “mondo” dei blog. Un mondo che, usando le parole di Celli, “ha un ruolo importante nel contesto delle nuove culture digitali“. Sono seguite due sessioni: la prima popolata da alcuni blogger cattolici che hanno parlato della loro esperienza; la seconda più istituzionale, che ha visto gli interventi di alcuni importanti attori della comunicazione della Santa Sede. Non voglio dilungarmi oltre su struttura e contenuti del convegno, la cui registrazione audio è disponibile sul sito del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali (Per la cronaca: Podcast, questo sconosciuto…).

Quello che mi interessa, invece, è fare alcune considerazioni su ciò che è emerso nel corso dell’incontro:

  • non bisogna credere che la Chiesa sia lontana dalle tecnologie applicate alla comunicazione o che debba scontare un qualche digital divide culturale rispetto ad esse. Basti pensare che già Pio XII considerava le tecnologie applicate alla comunicazione delle “meravigliose invenzioni di cui si gloriano i nostri tempi“, che Giovanni XXIII sottolinea che “i progressi fatti dalla scienza nel settore della comunicazione devono essere messi al servizio dell’uomo in quanto strumenti di civiltà” e che Paolo VI istituì le Giornate Mondiali della Comunicazione Sociale quasi cinquant’anni fa. Se questo non bastasse, il documento “La Chiesa ed Internet” il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali l’ha pubblicato oltre 10 anni fa: prima che molte aziende si accorgessero della Rete, per intenderci. Quello che la Chiesa fa con essa, quindi, non è mai frutto del caso o di approssimazione, ma di una riflessione intensa e profonda. Condivisibile o meno, certo, ma senz’altro ragionata. Per questo motivo l’importanza che ha avuto quest’incontro va forse anche al di là di quanto molti dei blogger presenti hanno mostrato di aver percepito. Il fatto che la Chiesa riconosca la Rete come stakeholder è fondamentale. Il fatto che decida di aprire un dialogo con essa è determinante. Il fatto che questo dialogo parta forse in ritardo, come lo stesso Celli ha ammesso in apertura, è secondo me completamente ininfluente: la Chiesa si muove con i suoi tempi, ma quando lo fa lancia un segnale chiaro.
  • Non per essere più realisti del Re (o in questo caso più papisti del Papa), ma ho avuto la netta impressione che la Chiesa abbia capito del mondo della Rete molto di più di quanto questo mondo lo abbiano compreso gli stessi blogger che parlano di Chiesa. Quest’impressione, che ho avuto immediatamente,  devono averla avuta anche Padre Spadaro e Padre Lombardi visto il tenore dell’apertura dei loro interventi. Quasi tutti i relatori della prima sessione non hanno fatto altro che parlare di blog come di nuovi pulpiti dai quali annunziare la parola di Dio, annullando completamente la dimensione del dialogo, dell’ascolto e della comprensione che caratterizzano la Rete e che dovrebbero caratterizzare – nelle stesse parole introduttive di Richard House e di Mons. Celli – la dimensione comunicativa e di apostolato della Chiesa.
    I blogger cattolici che hanno parlato nella prima parte dell’incontro hanno fatto una grande, enorme, immensa confusione tra il concetto di Blog ed il concetto di Social Network. Certo, un blogger non deve necessariamente essere un esperto di comunicazione online, ma un paio di relatori in più competenti sul tema non avrebbero guastato, anche per chiarire le idee agli altri partecipanti (spesso, appunto, non esperti). Grande competenza e profonda comprensione delle dinamiche della rete, invece, è emersa nella seconda parte dell’incontro, in particolare da parte dei già citati Padre Spadaro e Padre Lombardi, che nei loro interventi hanno dimostrato non solo di aver una approfondita visione del tema, ma anche una precisa strategia d’azione (dimostrata pure dal fatto stesso di avviare il discorso con i blogger per aprire un percorso).

In conclusione, quello di lunedì è stato un momento molto importante, forse più di quanto sia apparso. E proprio per questo penso che – approfittando della recente beatificazione di Giovanni Paolo II – valga la pena “rubare” una sua celebre frase: non abbiate paura. La Chiesa non deve aver paura di aprirsi al dialogo ed al confronto che nascono dai Social Network. Non deve pensare questi strumenti come un nuovo canale per raggiungere i giovani, ma come un nuovo mezzo per comprenderli. Il primo passo l’ha fatto. Ora si tratta di continuare il cammino.