Nella mia rubrica Non Solo Cyber, sull’Espresso di qualche settimana fa, ho parlato del caso di Eguchi Aimi, star “virtuale” giapponese. Eh si, perché la gentile fanciulla dell’immagine qui di fianco in realtà non esiste. O meglio, esiste solo nella memoria dei computer che l’hanno generata. Ecco le mie considerazioni, e voi che ne pensate?

Eguchi Aimi è una cantante giapponese del gruppo AKB48. È bella, brava e molto famosa (…in patria). Ma non saremmo certo qui a parlarne se non fosse per un piccolo particolare: in realtà non esiste. La bella star sedicenne, infatti, è un prodotto “virtuale” realizzato dalla sintesi dei tratti somatici delle altre cantanti del gruppo. A rivelarlo è stato il management delle AKB48, messo alle strette dal video di uno sponsor che mostra come Eguchi sia stata “prodotta” utilizzando il computer. Insomma: centinaia di migliaia di fan non si sono appassionati per una nuova giovane stella della musica giapponese, ma per un hard disk contenente i 150 gigabyte di dati che ne rappresentano la reale essenza.

Non è la prima volta che in Giappone si tenta la strada della star virtuale (un ologramma canterino di nome Hatsune Miku riempie da tempo gli stadi del Sol Levante), ma è la prima volta in cui lo si fa senza che i fan siano realmente consapevoli di emozionarsi per un avatar.

La bella Eguchi fa riflettere su quanto sia facile, oggi, alterare la realtà dei nostri limitati sensi grazie alle meraviglie della tecnologia. In un mondo in cui analogico e digitale si fondono, fisico e immateriale si confondono, virtuale e reale si integrano e si compenetrano in un gioco di specchi e di rimandi sempre più inestricabile, forse la bella Eguchi rappresenta la star perfetta. Realmente virtuale e virtualmente eterna.